Mani di mamma. Un racconto di Giada Calabria (Liceo Augusto – Roma)

Il racconto 'Mani di mamma' di Giada Calabria (liceo Augusto di Roma) è stato presentato nel corso della festa dell'Euoropa di Europascuola.eu. Abbiamo deciso di condividerlo sul nostro sito, nella versione letta dal suo compagno Simone Di Pinto

Morfeo decide di tenermi ancora un po’ nel suo regno fatto di tranquillità e fantasia, ma già comincio a percepire il rientro nella mia dimensione. Sento la musica che suona nella mia città da lontano e percepisco la mia pelle gocciolante di sudore, ma mentre mi trastullo nei miei pensieri imperturbabili vengo svegliata da una mano che non riesco subito a riconoscere, solo dopo qualche secondo capisco che è mia madre, la mia mamma, che non mi sveglia come al solito passando dolcemente le sue mani sul mio viso, ma scuotendomi violentemente dalla spalla.

Mi alzo all’ improvviso e mi ordina di vestirmi, “sbrigati” dice guardandomi come non aveva mai fatto “devi accompagnarmi in un posto”.

Molto spesso aiuto la mamma a fare la spesa o la accompagno a fare commissioni, ma questa volta sembra diversa. Lo capisco dal suo sguardo, guardando negli occhi una persona si possono intuire molte cose sul suo conto. Ebbene, i suoi sono strabordanti di lacrime e li sento addosso più del solito, ma non ci voglio far caso, quindi mi vesto e corro giù per le scale dietro lei.

Avendole dato la mano, usciamo di casa sfrecciando in direzione del porto. Mia madre ha come uno strano sorriso stampato sul viso, come forzato, e saluta ogni persona che ci passa vicino, queste salutano anche me e mi guardano come aveva fatto mia madre questa mattina; sono confusa.

Arrivata al porto vedo una lunga fila di persone; uomini, donne, anche bambini più piccoli di me, ma tutti sconosciuti.
Stai un attimo qua” mi dice per poi allontanarsi da me.
In sua assenza gironzolo un po’ con gli occhi in cerca di visi familiari, ma ancora nulla, peccato nessuno in più da salutare, penso subito. Al suo ritorno le chiedo quando saremmo tornate a casa, ma lei mi tira a sé, e gli occhi, che avevano trattenuto il dolore per tutta la mattina, come un fiume che esce dagli argini, straripano di lacrime, così tante da riuscire a bagnarmi la maglia.

lo faccio per te, non viverlo come un abbandono, lì potrai costruirti un futuro, sei l’unica cosa che mi è rimasta e non posso perdere anche te, tu meriti di più, il meglio

Sento un nodo alla gola.
È strano descrivere i miei sentimenti, non mi capita mai di farlo, non ho mai avuto un diario e non ho mai imparato a scrivere nulla se non il mio nome e il mio cognome, non ho mai avuto i miei pensieri sott’occhio, ma questa volta li descrivo con molta facilità, tristezza mista a rabbia, molta rabbia.
Perché non me ne ha parlato prima, mamma e tu? Con chi starò io, dove andrò? Io voglio stare con te.
Lei, asciugate per un attimo le lacrime “non so dirti dove andrai o chi incontrerai ma sono sicura che lì starai meglio”.

Mi lascia la mano, quella mano che avevo stretto con forza fino a quel secondo, la mano che mi aveva sempre rialzata da terra dopo essere caduta e la stessa che dopo mi asciugava le lacrime, quella che si sporcava per poter garantire a me del cibo ed anche…il viaggio che stavo ormai per affrontare.
Senza quella mano io non ero nessuno, ero persa, persa come la povera Alice nel labirinto.
Ma nel momento in cui cerco di seguirla, mentre lei si allontana singhiozzando dal molo, vengo trascinata dalla folla nella barca.
Urla, rumori, saluti e buio, tanto buio.

Questa è l’unica cosa che dopo tutto ricordo di mamma. La sua pelle liscia e sempre curata, il suo trucco sempre impeccabile che avrei voluto tanto imitare nonostante la mia fanciullezza, quella sua espressione sempre felice e la sua incapacità nel fingere emozioni che non provava.

Nel momento in cui ho messo piede in quella barca, se così la possiamo definire, la mia vera vita è cominciata, come una piantina sono stata sradicata per poi essere portata in un altro luogo, l’Europa, ma riuscendo a mantenere le mie radici e a crescere forte. O almeno così cerco di apparire esteriormente, in questo sicuramente non ho ripreso da mamma.

Giada Calabria
Liceo Augusto (Roma)